La morte del chiodo

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Tutti gli alpinisti che frequentano vie tradizionali, attrezzate a chiodi, sanno che dalla prima ascensione in avanti, il numero di chiodi tende ad aumentare, come se esistesse una legge di evoluzione naturale che ne fa crescere la presenza lungo il tracciato. Ovviamente la cosa è più che naturale: meglio un chiodo in più che un alpinista in meno, soprattutto se quell’alpinista sono io (Georges Livanos docet!).

Per necessità, per incapacità o per generosità verso i successivi ripetitori, le cordate lasciano in parete chiodi, cordini o addirittura dadi e friend che si ribellano all’estrazione. Tutto ciò accade quasi sempre. Appunto, quasi… Con Stefano lo scorso agosto siamo stati alla Croda di Re Laurino a ripetere una classica della parete, la Eisenstecken. Armati di giovanile baldanza, dormiamo all’addiaccio sui prati di Carezza e poi affrontiamo la seggiovia, il sentiero di accesso e la parete. In tasca ben due relazioni scaricate da internet, da fonti rinomate e già messe alla prova.

Il primo tiro è definito come il meno attrezzato… certo che se non ha nulla tra attacco e sosta è facile definirlo così… Seguiamo la linea, abbastanza ovvia, e l’unica cosa che non torna è proprio il numero dei chiodi: dichiarati cinque, ne troviamo a malapena due… mah. Così anche al tiro successivo e anche a quello dopo… Siamo fuori forma e ci perdiamo i chiodi? Non credo proprio, Stefano è un vero segugio, capita che salendo da secondo mi rinfacci di averne mancato uno! Va beh, arriviamo alla fine e tutti i friend si sono rivelati necessari. Rispetto alle relazioni di chiodi ne abbiamo trovati la metà, a essere generosi. Mi viene in mente allora il titolo qui usato. La morte del chiodo è un libro di Emanuele Cassarà del 1983: racconta del passaggio dalla scalata classica all’arrampicata libera, dal chiodo come strumento di progressione a strumento di protezione. Cassarà – tra l’altro – fu tra i fautori della prima gara di arrampicata del mondo occidentale, Sport Roccia 1985. A parte questo flash di storia dell’alpinismo, nel nostro caso abbiamo semplicemente vissuto la morte del chiodo come pura scomparsa fisica… Non ci sono più i chiodi di una volta!

La relazione della via e’ disponibile a questo link

2 thoughts on “La morte del chiodo

    • Ciao brrr, probabilmente hai ragione, lo avevamo pensato anche noi. Rimane misterioso come mai siano state sistemate solo le prime sette soste e del materiale super-obsoleto sia rimasto in parete.
      A meno che i lavori non siano ancora in corso.
      Buone arrampicate!

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