Enfer Doux

Sperone del Gletschorn – Enfer Doux (3030m)

Claude e Yves Rémy (1985)

Parete Sud-Ovest, 250m, 7 tiri, TD- (6a/5c obbl.)

Quando l’inferno diventa dolce ovvero il giusto compromesso tra eccesso e goduria. L’ingaggio su questa via è la variabile sconosciuta. La linea percorre una sequenza di muretti, diedri e fessure su granito perfetto che si mantiene costantemente su tonalità infuocate che cambiano dal giallo intenso, all’arancio e al rosso fatta eccezione della prima lunghezza più discontinua in origine inesistente, aggiunta negli ultimi anni a causa del ritiro del ghiacciaio. La linea di salita è intuitiva, poco sostenuta, la richiodatura con tasselli da 10 mm ne ha ridotto notevolmente l’impegno (forse troppo) e viste le difficoltà tecniche modeste con l’aggiunta dell’estrema facilità nel piazzare le protezioni mobili la rendono salita ideale per una giornata spensierata all’insegna dell’edonismo. Ca va sans dire, la via non è considerata fatta senza l’ultimo spettacolare tiro-chiave in fessura a incastro che porta in coppa allo sperone.

icona    ACCESSO

Due possibilità entrambe partendo da Tiefenbach (CH) a seconda che si voglia o no pagare il pedaggio per salire all’alpeggio Tätsch con possibilità di parcheggio alla partenza del sentiero (10 CHF, munirsi di carta di credito o moneta contata). L’opzione che imbocca il sentiero a quota più bassa rispetto alla colonnina di pagamento pedaggio aggiunge circa 30 minuti e 250m di dislivello in più. Descriviamo qui solo la prima possibilità di accesso, essendo la soluzione più comoda anche volendo passare la notte in quota ottimizzando i tempi o per un bel weekend al fresco.

Dal parcheggio imboccare l’evidente sentiero in direzione Albert Heim hùtte che in breve conduce al pianoro che raccoglie le confluenze del vallone del Tiefengletscher (a sinistra) e le morene della Graue Wand-Winterstoch (al centro e a destra, direzione di marcia). Al primo bivio che si incontra quando ancora si è sulla piana dirigersi per sentiero a sinistra, in piano, abbandonando il sentiero principale che in salita risale il costone in direzione dell’Albert Heim hùtte (già visibile a inizio della piana). Il sentiero ora si avvicina al torrente che scende dal Tiefengletscher e lo risale sulla sua sinistra orografica (ometti), lasciandosi a destra le tracce che si dirigono verso la parete della Graue Wand. Quando possibile attraversare il torrente e aggirare la dorsale morenica con ampia curva da sinistra verso destra sempre mantenendo una modesta pendenza di risalita. Possibili nevai già da questa quota a inizio estate. Dopo aver aggirato la dorsale, la traccia costeggia prima un laghetto glaciale e poi via via si perde su terreno detritico e rocce smosse portandosi in prossimità delle pareti rocciose di destra di color arancione e levigate dall’acqua, risalendo senza percorso obbligato ma faticosamente il pendio che costituiva il fronte del ghiacciaio Tiefengletscher ormai scomparso (1 ora circa dall’auto). Quando la neve del ghiacciaio compare mantenendo una copertura continua potrebbe essere utile calzare i ramponi per una progressione più spedita; il ghiacciaio tuttavia non presenta pericoli oggettivi. Con percorso diagonale ascendente sul ghiacciaio, sempre restando sul lato destro di marcia portarsi ora verso lo sperone di roccia del Gletschorn ormai chiaramente distinguibile sulla destra (2 ore / 2 ore e 30 minuti). Sole per tutto il giorno a partire dalle 11 in estate.

icona    ATTREZZATURA

Ramponi per avvicinamento e discesa sul ghiacciaio. Picozza inutile, nessun pericolo oggettivo di crepacci o pendii ripidi ghiacciati. Via mista con fix nuovi e alcuni datati, parzialmente da integrare secondo le proprie necessità: i friends possono essere piazzati praticamente ovunque nonostante i fix in via siano sempre nei punti giusti. Sufficiente una serie di friends BD da #0.4 a #3 misure Camalot (le misure #1 e #2 non le abbiamo mai usate). Soste in generale in buono stato su due ancoraggi di cui uno su nuovo fix; in genere quello più alto è dotato di 2 maillon rapide per la corda di calata e quello più basso con moschettone in alluminio di rinforzo. Utili un paio di cordini per sostituire quelli vecchi che collegano gli ancoraggi. 10 rinvii liberi, un paio in più per allungare i friends. Due corde da 60m indispensabili per le calate di discesa.

icona   DISCESA

Da S7 con 5 doppie: S7 –> S6 (2 fix + moschettone alluminio) –> S5 –> cengia mediana. Consigliato non saltare queste soste. Trasferimento per cengia fino a S4 (bordo cengia mediana) –> S2 (60m molto ben contati: attenzione!!!) –> S1 –> base

icona   VIA

Vedere le seguenti note e il disegno col tracciato (approssimativo, così come numero e misure delle protezioni veloci è indicativo potendo piazzarle praticamente a piacere).

1° tiro: Placche basali. Salire senza percorso obbligato i risalti e i corti diedri che restano circa 20m alla sinistra del caratteristico blocco di quarzo bianco incastonato nella parete; raggiunta una larga cengia portarsi a far sosta sul suo bordo destro pochi metri sotto il blocco di quarzo. (40m,  4c, S1 su 2 fix)

2° tiro: Salire lo spigolo e il breve muretto sopra la sosta fino al raggiungere il grosso blocco tempestato di quarzo bianco. Salire il diedro obliquo alcuni metri poi uscirne con spostamento delicato a sinistra in placca. Al termine della placca proseguire per facile muretto fin sotto un netto spigolo con fessura sulla faccia destra: bei movimenti in dulfer con piedi nella fessura per pochi metri, poi sosta su stretta ma comoda cengia. (50m, 5c, S2 su 2 fix).

3° tiro: Splendida diagonale verso sinistra su placca lavoratissima, a guadagnare la base del diedro regolare che forma un pilastro. Qui è possibile salirlo centralmente sfruttando l’esile fessura di fondo, oppure restando sulla faccia di destra a un paio di metri dal bordo del diedro sfruttando una netta e generosa fessura-diedro (friends), al suo termine ritornare a sx nel diedro e poi facilmente in sosta poco a destra del pilastro. (40m, 5c, S3 su 2 fix).

4° tiro: Facile e divertente, spostandosi sulla faccia sinistra dello spigolo che delimita la placcazza superiore fino a raggiungere la grande cengia mediana cosparsa di blocchi e sassi mobili. Non oltrepassarla ma fermarsi sul bordo della cengia, poco a destra della linea che idealmente forma lo spigolo appena percorso. (25m, 5a, S4 un poco nascosta a bordo cengia su 1 fix + 1 piastra con tassello).

COLLEGAMENTO: da S4 si rimonta una zona con grossi blocchi di roccia dirigendosi verso il bordo sinistro del compatto muro strapiombante che distingue la seconda parte della salita, a pochi metri dal filo dello spigolo. Una decina di metri a destra del bordo spigolo e sotto un tettino è visibile un vecchio chiodo; a sinistra nella parte più bassa una vecchia sosta con due chiodi e fettuccia (possibile trovarla nascosta o con neve alla base a inizio estate). Sopra di questa, un compatto muro di pochi metri è sovrastato da un diedrollo con netta fessura geometrica di fondo. Noi abbiamo fatto sosta comoda sotto la verticale della fessura, mettendo un BD #3 tra due grossi blocchi orizzontali alla base.

5° tiro: Majeur. Inizio con movimenti di impostazione fin sotto il bordo del breve strapiombo, poi fessura geometrica a incastro di mano e prepotenza per alcuni metri, dopodiché la bastarda si allarga fino a un fuori-misura che va lavorata con mestiere, sapienza e talvolta brutali spinte-appoggi di anca. Finito il divertimento, traverso verso destra su comoda cengia alla sosta. (50m, 5c, S5 su 2 fix)

6° tiro: Tutto d’un fiato e di corsa, salire il muro rossastro a sinistra della sosta, lavoratissimo e ricco di lame di ogni misura, fino ad un intaglio che separa lo sbalorditivo headwall sommitale. (50m, 5a, S6 alla base dello spigolo su 2 fix e moschettone in alluminio di calata).

7° tiro: Ciliegina sulla torta con sbavata finale sulla medesima. La linea è evidente, quasi banale grazie alla direzione indicata dai fix.  Meno banale è l’impostazione di entrata nella fessura, ma ottimamente protetta dal fix nuovo che i fratelloni svizzeri molto probabilmente non si sognarono di piantare: prima sullo spigolo per pochi metri, poi traverso secco e deciso a destra ad afferrare la fessura centrale che si segue fino al suo termine. Dalla sosta potrebbe ingannare l’idea di aggirare il tetto finale a dx ma così non è: finita la fessura, facile traverso verso sinistra fin sotto il fantastico muro finale, 10m di tecnica e colpo d’occhio per scovare le tacche migliori. (40m, 6a, S7 su 2 fix e maillon di calata)

Nota: la relazione è riferita a una ripetizione del Giugno 2022. A cura di Brambi e Mazzo

Enfer Doux schizzo