… semplicemente non c’è stata!
La forzata inattività ci ha costretto a invertarci un modo diverso di vivere la nostra passione… tiri e tiri di corda, blocchi mostruosi e allenamenti allo spasimo su YouTube. Il tutto prevalentemente seduti sul divano di casa. Io mi sono comprato un libro sull’allenamento che non ho ancora letto (confido inconsciamente in un’altra pandemia?) e ho cambiato il trave artigianale di legno appeso in cantina. E non perchè era consumato ma solo perchè ho provato a fare una seria sessione di sospensioni e la sua artigianalità è emersa in tutto il mio dolore.
Va beh, anche le restrizioni sono finite e abbiamo ripreso veramente ad arrampicare. La scelta è caduta – involontariamente – su una via evocativa, visto il periodo: la via della Libertà. Giuro che non ci avevo pensato prima. Ma solo dopo, al ritorno. Evidentemente il Pilastro di Prada, o Pizzo dei Nibbi che dir si voglia, covava come fuoco sotto la cenere. Ci ero già stato parecchi anni fa a salire la CAI Vedano, poco dopo la morte in montagna di due amici. Ricordo la sensazione triste di essere fuori posto. Ma la roccia era bella così come la zona. Forse un altro periodo forte come questo del Covid era necessario per far riaffiorare alla mente quella parete. E la via della Libertà è stato il giusto (ri)inizio: roccia bella, ottime possibilità di proteggersi, pochi chiodi, un po’ di marcio e di erba che non guasta. Logica e bella come deve essere la libertà, appunto.
La relazione della Via della Liberta’ e’ disponibile a questo link