Anche la Marocca può attendere

MAROCCA (GEOL): accumulo detritico formatosi a causa di fenomeni glaciali”

Colpa mia. Il calo motivazionale è un po’ come sentirsi un dito in culo: per quanto possa essere fastidioso è inutile agitarsi per scrollarselo da dietro.

Invece colpa mia, appunto. C’era voglia di vedere un posto nuovo, voglia di girare un po’ alla moda rustica, c’era poco tempo a disposizione, e c’era quel dito puntato minacciosamente che volevo allontanare. “Puoi sempre darti alla pesca alla mosca, troverai altrettante soddisfazioni” (e un buon rimedio contro l’agitazione interiore).

“Ehi Luca senti m’è venuta in mente la val Qualido, un posto selvaggio che non conosco, ti va di salire, facciamo un bivacco comodo e il giorno dopo vietta?”

“Gran diedro della Marocca” recita la nuova relazione giugno 2017, sul settore più a monte e addomesticabile della Est del Qualido. Col senno di poi avrei detto “Gran marocca e poi diedro”.

Unico bivio prima della piana acquitrinosa

 

 

 

Così il week end prima di ferragosto con due giorni di bel tempo e un po’ di fresco in quota, carichi e con qualche comfort sulle spalle puntiamo e manchiamo di molto l’Hotel Qualido (probabilmente lo sorpassiamo passandogli più in alto all’unico bivio incontrato), superiamo ancora il bosco e ad un centinaio di metri sotto l’Escudo del Qualido troviamo altri tre ricoveri di pastori nel raggio di una 50-ina di metri tra loro. Il più vicino è decisamente ampio e con fondo in terra battuta, alcune assi di legno su cui raddrizzare la spina dorsale, acqua corrente a poca distanza e addirittura il segnale 4G.

(in effetti il buco d’angolo non fa molto effetto camino)

 

Il settore di parete dove passa la via

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alla fine della giornata portiamo a casa solo i primi quattro tiri: zugzwang! Come dicevo: l’agitazione in queste condizioni di debolezza può solo complicare la situazione.

Ancora la bella placca di L1

La lama di L4 (strane distorsioni ottiche dovute a mia imperizia)

Luca si esprime cauto in uscita di L4

Probabilmente L3 ? (non ricordo l’ho rimossa)

Attacco (primo fix con cordino blu in centro)

FERVORINO:

Dalle 2 ore e mezza alle 3 ore per arrivare all’attacco: bivaccare in uno dei ricoveri prima dell’Escudo permette di arrivare all’attacco in circa 30 minuti. Panorama magnifico, un bel ruscello rende la location più bucolica.

Nei dintorni del ricovero e l’Escudo sullo sfondo

Abbandoniamo la via dopo 4 tiri prima di iniziare il diedro vero e proprio, lasciando in sosta S4 un cordino con maglia rapida (S1, S2, S3 già attrezzate per eventuali calate, comunque da fare in obliquo e rinviando opportunamente a ritroso; le soste corrette per le doppie sono invece spostate molto a dx della linea di salita). Fino qui non l’abbiamo affatto trovata divertente. Sicuramente più stressante del previsto per via della roccia a tratti bagnata, molte le discontinuità erbose, proteggibile integrando a fatica le fessure piuttosto sporche di terra e lichene.

L1: bella placca delicata per rompere il ghiaccio; uno o due fix di meno qui per metterli sui tiri più sopra non ci stava male.

L2: erba iniziale, strappo per ristabilirsi sopra il bordo di un tettino (presa per due mani a sinistra) e scherzetto tra il primo e secondo fix: cuore saldo e se proprio dovete volare fatevi lasciare del lasco altrimenti i denti sul bordo del tetto ce li lasciate (ovviamente l’abbiamo fatto in libera, forse complicando più del dovuto ma un mezzo grado in più non lo vedevo male). Uscita del tiro in obliquo a sinistra, non banale da integrare con le protezioni e così a occhio non sembra una zona che asciuga facilmente.

Partenza di L2 e ristabilimento sul bordo

L3: orrendo. Erba e sassi di frana residui che si riescono però ad evitare passando un paio di metri su placca alla loro sinistra. Attenzione a dove sfregano le corde, un po’ abbiamo già bonificato…

L4: “bella lama sopra la sosta” solo alla vista, a scalarci un po’ meno. 20m trad-izionali cioè arrangiarsi come si riesce prima di guadagnare l’unico fix del tiro: la lama (scagliosa) in alcuni punti pare sottile e delicata da afferrare, la fessura di fondo umida e lichenata, i friends non è che “se li mangia” proprio facilmente. La sensazione di precarietà nella scalata ne ha forse aumentato l’impegno rispetto il 6A sulla carta?

A 3/4 della lunghezza la toppa d’erba su cui ero fermo per piazzare la protezione sbriciola all’improvviso, resto appeso d’istinto con le dita di una mano incastrate e la spalla in spinta sul bordo della lama. Giusto il tempo di rifarmi la tintura ai capelli, poi 15 metri di infido pascolo fino in sosta.

 

Finale della lama-fessura di L4

Indubbiamente i tiri mancanti più sopra “da soli valgono il viaggio” ma a questo punto il dito si è gonfiato e il senso di fastidio di diedro mi ricorda che questo genere di emozioni le devo centellinare.

2 thoughts on “Anche la Marocca può attendere

  1. Brambi, puoi sempre venire a fare un giro nel NordOvest. Sai quanti posti nuovi avresti da vedere! E anche la pesca alla mosca è piuttosto popolare

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